Il Ministero dell’Istruzione ha annunciato un pacchetto di riforme volto a rinnovare l’Esame di Stato – o, meglio, “Esame di Maturità” – a partire dal 2026.

Colloquio orale: da interrogazione a prova multidisciplinare

L’orale non sarà più la tradizionale interrogazione su una disciplina, ma si trasformerà in un colloquio ampio e integrato. L'obiettivo? Valutare non solo le conoscenze teoriche, ma anche le esperienze reali maturate durante il percorso scolastico: alternanza scuola-work, educazione civica, curriculum e capacità critiche e di autonomia dello studente.

Rigore su “chi vuole protestare”

La riforma non mira solo a valorizzare: punta anche a inasprire le regole. Il ministro ha affermato che chi si presenterà all’orale e rifiuterà di rispondere – non per blocco emotivo, ma in segno di boicottaggio o protesta – verrà automaticamente bocciato e dovrà ripetere l’anno.

La norma – che potrebbe essere inserita in un emendamento al DL 90/2025 “Università e Scuola” – punta a chiudere i casi recenti in cui alcuni studenti, avendo già i crediti giusti, hanno scelto la “scena muta” all’orale pur raggiungendo comunque la sufficienza.

Reazioni: tra solidarietà e rigore

Le manifestazioni studentesche sono state accolte con sentimenti contrastanti: da un lato, presidi e associazioni studentesche chiedono di ascoltare e ripensare l’esame; dall’altro, esponenti politici invocano maggior rigore e senso di responsabilità.

Docenti e commissioni hanno criticato i boicottaggi definiti «furbate», ma alcuni educatori hanno sottolineato che dietro i silenzi c’è un disagio autentico e complesso, segno di un sistema che deve evolversi.

Il governo punta a includere le nuove regole in un emendamento al DL 90/2025 entro l’estate, per farle operare già per gli esami del 2026. Il governo punta a includere le nuove regole in un emendamento al DL 90/2025 entro l’estate, per farle operare già per gli esami del 2026.

In conclusione, la maturità 2026 sembra destinata a cambiare volto: trasformando l’orale in un momento integrato e formativo, ma chiudendo con misure severe chi intende utilizzare l’esame per un atto di protesta. Resta da capire se questa via – tra innovazione e controllo – incontrerà il favore dei giovani e degli insegnanti o se alimenterà ulteriori tensioni nel sistema scuola.