La sentenza della Corte di Cassazione Civile,  Sez. lavoro, ord. 22 gennaio 2018, numero 1492 affronta un tema delicato: la responsabilità della Pubblica Amministrazione quando non assume una persona che avrebbe invece diritto a essere assunta in base alla posizione utile in graduatoria. Si tratta di una questione complicata, perché coinvolge diversi aspetti legali e spesso è resa difficile dalla complessità delle norme e dagli errori gestionali.

Il caso specifico riguarda una docente che è stata esclusa ingiustamente da una graduatoria per supplenze dell’anno scolastico 2005/2006. Dopo un primo ricorso al TAR, che ha annullato la graduatoria illegittima, l'insegnante ha chiesto al giudice del lavoro un risarcimento per il mancato incarico. In primo grado, però, la richiesta è stata respinta: i giudici ritenevano che la docente non avesse subito un vero danno perché aveva comunque lavorato, anche se in una scuola privata.

La Corte d’Appello, invece, ha riconosciuto che un danno c’era stato: il mancato guadagno derivante dal non essere stata assunta in una scuola pubblica. Ha stabilito che la docente aveva diritto a un risarcimento, calcolando quanto avrebbe guadagnato in quella posizione, togliendo ciò che aveva comunque guadagnato altrove.

Il Ministero dell’Istruzione ha fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che non era possibile riconoscere un danno in assenza di un contratto effettivo. Tuttavia, la Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che l’esclusione ingiustificata da una graduatoria utile rappresenta una violazione di un obbligo giuridico, e può quindi generare un obbligo di risarcimento anche se il contratto non è stato formalizzato.

Punti chiave della decisione:

  • Essere in una graduatoria utile vincola l’Amministrazione, che non può ignorarla senza conseguenze.

  • La mancata stipula del contratto equivale a un inadempimento contrattuale.

  • Il danno può essere provato anche con presunzioni logiche (non servono prove assolute), soprattutto per garantire una tutela effettiva del cittadino.

  • I giudici possono tener conto anche di altri redditi percepiti (aliunde perceptum), ma solo nella fase di calcolo del risarcimento, non per negare il diritto al risarcimento.

Infine, la Corte sottolinea l’importanza di una tutela sostanziale dei diritti, anche nel pubblico impiego, e promuove una visione integrata tra diritto amministrativo e diritto del lavoro. La sentenza, quindi, rappresenta un passo importante per la difesa dei lavoratori precari e per rafforzare la responsabilità della Pubblica Amministrazione.

Sull'argomento, un articolo di Federica Marotta su Scienza dell'amministrazione scolastica n. 2-2025