Dalla prossima campanella, prevista per l’anno scolastico e accademico 2025-2026, qualcosa cambierà nei corridoi delle scuole italiane. Torna, infatti, l’assicurazione obbligatoria per studenti e docenti, grazie a un emendamento al decreto legge 90/25.

Non si tratta solo di polizze e clausole: questa misura tocca il cuore stesso della scuola, quello fatto di corpi in movimento, laboratori pieni di entusiasmo, viaggi d’istruzione, esperimenti, zaini pesanti e, a volte, incidenti.

Il ritorno di una tutela dimenticata

L'assicurazione scolastica per anni è stata un’abitudine sottoscritta in modo quasi automatico da famiglie e insegnanti. Poi, il silenzio: tra semplificazioni e tagli, la questione era progressivamente scivolata fuori dal radar delle priorità.

Ora, con l’emendamento al DL 90/25, il governo riporta al centro un principio semplice ma fondamentale: chi vive la scuola – studente o docente – ha diritto a una rete di protezione, anche fisica. In altre parole, se la scuola è un luogo dove si impara a vivere, allora deve anche proteggere chi la abita ogni giorno.

Una scuola che si prende cura

Il provvedimento si applicherà sia alle scuole che alle università, e sarà interamente finanziato dallo Stato. Questo significa che non ricadrà sulle famiglie né sui docenti, una scelta che segna un cambio di rotta importante. Non si tratta più di un onere “facoltativo” o “consigliato” da sottoscrivere a parte, ma di un impegno pubblico per una scuola più giusta e più sicura.

Non è solo una questione economica. È anche culturale. In un momento storico in cui si parla molto di benessere scolastico, salute mentale e sicurezza nei luoghi di lavoro, questo intervento si inserisce come un gesto concreto in una direzione spesso evocata ma raramente percorsa con decisione.

Un segnale politico (e simbolico)

L’emendamento non è solo una norma: è anche un segnale. Dice che la scuola, per essere davvero centrale nel progetto di un Paese, non può essere lasciata sola. Proteggere chi insegna e chi apprende significa riconoscere che l’educazione non è solo un diritto, ma una responsabilità collettiva.

A ben guardare, questa assicurazione potrebbe diventare anche un’occasione per parlare di più di prevenzione, di ambienti sicuri, di formazione sui rischi. Non si tratta solo di coprire danni, ma di costruire una cultura della cura all’interno delle istituzioni educative.