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Dopo anni di dibattiti e ricerche frammentarie, arriva dal Parlamento un segnale di grande valore culturale e pedagogico: il Senato ha approvato il disegno di legge per il riconoscimento e la valorizzazione degli studenti ad alto potenziale cognitivo (APC).
Il provvedimento, che ora passa alla Camera per la seconda lettura, rappresenta la prima cornice normativa nazionale dedicata a chi manifesta capacità intellettive, logiche o creative significativamente superiori alla media.

Fino a oggi, l’ordinamento scolastico italiano ha riconosciuto formalmente solo i bisogni educativi speciali legati a difficoltà di apprendimento o disabilità.
Gli alunni “plusdotati” o “ad alto potenziale” non rientravano in alcuna categoria protetta, pur rappresentando — secondo stime dell’OCSE — circa il 3-5% della popolazione scolastica.

Il nuovo DDL colma questa lacuna, ponendo le basi per:

  • un riconoscimento formale degli studenti APC;

  • la creazione di un Comitato tecnico-scientifico tra Ministero dell’Istruzione e Ministero della Salute, incaricato di definire i criteri diagnostici e le procedure di individuazione;

  • la formazione del personale docente sui temi della plusdotazione;

  • l’avvio di percorsi didattici personalizzati, calibrati sui ritmi e sulle attitudini di ciascuno.

La logica della riforma non è quella di creare “corsie preferenziali”, ma di promuovere una didattica equa, dove la personalizzazione diventa principio universale.
Il disegno di legge prevede infatti che gli studenti riconosciuti APC possano:

  • anticipare alcuni moduli di apprendimento,

  • approfondire aree disciplinari specifiche,

  • partecipare a progetti di ricerca, laboratori o attività di mentoring,

  • proseguire studi universitari in convenzione già durante il percorso scolastico.

Il tutto all’interno di una cornice pedagogica che valorizza le competenze trasversali, l’intelligenza emotiva e la responsabilità sociale del talento.

Uno dei pilastri del DDL è la formazione obbligatoria per gli insegnanti, affinché possano riconoscere precocemente le caratteristiche degli alunni APC e predisporre un Piano Didattico Personalizzato (PDP) analogo, nella forma, a quello già previsto per i DSA.

La figura del docente viene quindi ridefinita: non solo trasmettitore di conoscenze, ma regista dell’apprendimento, capace di adattare i contenuti, diversificare le metodologie, stimolare la curiosità e gestire le dinamiche relazionali di classe in modo equilibrato.
La sfida sarà duplice: evitare sia la banalizzazione del concetto di talento, sia la sua mitizzazione.
Il riconoscimento degli studenti ad alto potenziale apre scenari di grande innovazione, ma anche di complessità operativa.

Occorrerà vigilare su:

  • criteri di identificazione chiari e scientificamente fondati, per evitare interpretazioni arbitrarie;

  • risorse dedicate (ore di potenziamento, tutoraggio, laboratori digitali e STEM);

  • equilibrio educativo, affinché l’attenzione verso le eccellenze non si traduca in disattenzione verso chi ha bisogno di sostegno.

Questo disegno di legge segna un cambio di paradigma: non più la scuola dell’“uguale per tutti”, ma la scuola della fioritura personale, dove ciascun alunno viene accompagnato a esprimere il meglio di sé.
È una visione coerente con l’art. 3 della Costituzione, che chiede alla Repubblica di rimuovere non solo gli ostacoli materiali, ma anche quelli culturali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

In tal senso, il riconoscimento degli studenti ad alto potenziale non è un lusso per pochi, ma un investimento per l’intera collettività: educare il talento significa rafforzare il futuro del Paese.