Non è precluso all'amministrazione di individuare un semplice criterio numerico per esprimere il proprio giudizio sui vari aspetti da considerare nella valutazione dell'offerta presentata nell'ambito di una gara di appalto, né è necessario che a detti criteri numerici si accompagnino comunque criteri ulteriori, di tipo argomentativo e descrittivo. Ciò che è invece necessario è che sussista comunque la possibilità di ripercorrere, e per ciò solo di controllare, il percorso valutativo compiuto dalla commissione di gara, la quale altrimenti sarebbe investita non di un potere discrezionale, per quanto ampio, ma di un vero e proprio arbitrio, non ammissibile come tale. Per conseguenza quindi, la scelta di rimettersi ad un criterio di valutazione numerico, va interpretata, per coerenza logica, nel senso che si sia ritenuto di attribuire prevalenza agli aspetti quantitativi delle offerta da esaminare, perché si tratta degli aspetti che un criterio numerico meglio riesce a cogliere rispetto a quelli qualitativi, i quali invece si presterebbero ad essere valutati più facilmente con espressioni discorsive.

Sulla scorta dell'insegnamento delineato, sussiste il difetto di giurisdizione nei confronti dell'A.G.O. quanto alla domanda di annullamento del contratto, nel caso di annullamento dell'aggiudicazione. Il giudice amministrativo non è infatti titolare del potere di pronunciarsi sul punto con efficacia dì giudicato, fermo che in ogni caso l'amministrazione dovrà tener conto dell'inefficacia del contratto medesimo nel prosieguo della propria azione, ed ove non lo faccia potrà esservi costretta in sede di ottemperanza.

Tar Lombardia, sez. II, 1 dicembre 2009, n. 2394